La storia del giudice Giovanni Falcone raccontata da Luigi Garlando

perquestomichiamoIn Bottega si parla di nomi. Precisamente del motivo per cui i genitori scelgono un nome o l’altro. E se ne parla a partire dalla storia del piccolo Giovanni raccontata da Luigi Garlando nel libro Per questo mi chiamo Giovanni.

Giovanni è un bambino di Palermo. Per il suo decimo compleanno il papà gli regala una gita attraverso la città, per spiegargli come mai, tra tutti i nomi possibili, per lui ha scelto proprio Giovanni. Tappa dopo tappa, gli racconta i momenti salienti della storia del giudice Giovanni Falcone, l’impegno, le vittorie e le sconfitte, l’epilogo. Giovanni scopre che il papà non parla di cose astratte, ma di un fenomeno criminale concreto e pericoloso: la mafia. Per gli artisti è stata l’occasione di incontrare una persona straordinaria, che ha lottato per un ideale di giustizia e di capire che cosa si intende quando si parla di criminalità organizzata.

E, come a volte accade, il web diventa strumento per cercare informazioni e approfondire le storie. E allora ecco che in Bottega ci si riunisce intorno al pc per guardare video e ascoltare interviste. Con google maps si va a Palermo alla ricerca dei luoghi citati nel libro.

E ci si imbatte nell’albero dedicato a Giovanni Falcone, di fronte alla sua casa, che è pieno di lettere e biglietti dedicati al giudice. “Sarebbe bello andarci insieme”, è il commento che, immediato, corre sulla bocca degli artisti. Intanto se ne continua a parlare. “Forse la felicità, quella vera, non c’entra con le cose da fare o da avere; forse la felicità vera arriva da un grande ideale che dà senso profondo a tutta la vita e che ti trasmette ogni mattina la gioia di una giornata nuova.” È la frase che Francesco legge a pag. 158 del libro. “Ma poi, che cos’è un ideale?”, domanda Cristofer che si risponde da solo. “È quella cosa a cui tieni così tanto che ti impegni al massimo”. Per tutti gli altri è esattamente così.

In compagnia di Wisława Szymborska

Szymborska“Nelle poesie si sofferma su ciò che non sa, perché la poesia non deve dare risposte ma porre domande e suscitare la curiosità”. Con questa frase lo scrittore Roberto Saviano presenta la poetessa Wisława Szymborska. Di lei gli artisti hanno scoperto, navigando in rete, che è nata a Kórnik, il 2 luglio 1923 ed è morta a Cracovia, 1º febbraio 2012; che, quando ha vinto il premio Nobel per la letteratura, ha detto che “essere poeti è un po’ imbarazzante”; che era una donna ironica e simpatica. Per questo è piaciuta subito a tutti.

L’altro aspetto che ha colpito gli artisti è stata la capacità di descrivere con parole semplici la realtà, partendo dalle azioni, dagli incontri e dagli oggetti della vita quotidiana.

“Ma davvero la poesia si intitola La cipolla?”, Cristofer non ci poteva credere. “A me la cipolla non piace!”. È stata una delle esclamazioni più frequenti. Eppure i versi de La Cipolla hanno conquistato subito tutti, anche per alcune parole buffe e che “fanno ridere” come “cipollità” o “cipollosità”. “La cipolla è bella perché è come le matrioske che stanno una dentro l’altra, la poetessa ha ragione!” commenta Francesco. La ricerca in rete è proseguita finché non ci si è imbattuti nel celeberrimo verso «Ascolta come mi batte forte il tuo cuore». Queste parole così dense di significato sono esposte in Bottega, per scelta degli Artisti che, nel corso delle giornate, ne hanno approfondito il senso, guidati da Maria Rosaria. Il verso, che dà il titolo e conclude la poesia, ha suscitato immediatamente una domanda: di chi è questo cuore a cui la poetessa fa riferimento?

Insieme si è cercata la risposta e ci si è ritrovati a parlare di empatia. Il “tuo cuore” della poesia può essere il cuore dell'altro, dell’amico, del collega, del vicino di casa, del familiare a cui vogliamo bene e di cui condividiamo le gioie e le sofferenze.

Le poesie di Mariangela Gualtieri

La poetessa Mariangela Gualtieri ha accompagnato con i suoi versi gli artisti della Bottega per qualche settimana. L’autrice nasce a Cesena nel 1951 e, dopo una laurea in architettura, decide di dedicarsi alla poesia e alla drammaturgia, fondando con Cesare Ronconi il Teatro della Valdoca nel 1983. Nelle sue poesie invita a considerare il "Noi", esorta ciascuno a pensarsi non come un io separato dagli altri, ma come parte di una comunità. Attraverso le sue poesie gli artisti hanno approfondito il valore di alcune parole: ascolto, gentilezza, cura, fragilità, gratitudine. I suoi versi sono un canto d’amore verso le cose più piccole, verso le “ schegge di mondo” e i “barlumi di bellezza” che possiamo riconoscere nel quotidiano. Una delle poesie che più ha colpito artisti e volontari si intitola Sii dolce con me. Sii gentile.

“Forse anche io posso essere più gentile con i miei amici in Bottega anche quando sono un po' nervoso”, è stata la reazione di Cristofer alla lettura dei versi. “C’è scritto anche che dobbiamo ringraziare, ogni tanto.”, aggiunge Antonella. E così ciascun artista, ispirato da questi versi, ha scritto un motivo di ringraziamento per qualcosa di bello vissuto con gli altri.

“Ma non possiamo conoscerla un pò meglio?” E’ stata la richiesta corale avanzata a Maria Francesca. Quale idea migliore che ascoltare insieme un’intervista all’autrice? Preparato il pc e le casse audio, gli artisti hanno ascoltato un’ intervista in cui Mariangela Gualteri raccontava che cosa significa per lei ascolto: E’ necessario, a monte, un lungo, accurato, incessante esercizio di attenzione alla parola. Attenzione nellascolto di chi prima di noi ha scritto, della voce di chi è vivo adesso insieme a noi, dellascolto del mondo, dellascolto di ciò che sbrigativamente chiamiamo natura.” Natura, parola che gli artisti amano in modo particolare. E’ stato quasi automatico organizzare insieme, nei giorni successivi, una passeggiata  nella campagna circostante, durante la quale ascoltare tutto quello che c’era intorno, rumori, voci e suoni, per esercitarci a dare attenzione agli altri e al mondo, come dice la poetessa.

Caravaggio e Edward Hopper

Nelle botteghe rinascimentali, fucine di idee e invenzioni, il confronto con i maestri permetteva di imparare e creare. E così in Bottega abbiamo pensato di imparare dai grandi pittori del passato. Per esempio, per avvicinarci ad una tecnica particolare come il chiaroscuro, siamo andati “a scuola” da due maestri nella riproduzione della LUCE:

  • Caravaggio: il pittore che ha dato forma alla luce e al buio, alla scoperta di come gli oggetti prendono forma nei giochi di luce e ombra;
  • Edward Hopper: il pittore della luce e del silenzio, alla scoperta della vita quotidiana ritratta dall’artista americano: dai distributori di benzina alle strade silenziose, illuminate da lampioni e luci al neon agli sguardi lanciati su finestre spalancate sul mondo.

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