Settembre 2023: “che facciamo quest’anno?”

Dopo l’avventura dei “Musicanti di Brema”, che abbiamo raccontato, il morale è alle stelle: realizzare un cortometraggio ci ha permesso di scoprirci capaci di fare insieme una cosa bella, inattesa, sorprendente.

Dopo due anni di espressione teatrale, la fiducia nelle nostre forze è cresciuta sensibilmente, si respira nell’aria, si traduce in una scioltezza nuova nei momenti di laboratorio.

Con un pizzico di incoscienza, decidiamo di tentare il salto verso un classico della letteratura italiana: “La giara”, notissima novella di Pirandello.

Il percorso per la messa in scena ha inizio dalla conoscenza, non direttamente del testo, ma di qualche aspetto dell’autore e del contesto che fa da sfondo alla vicenda: la Sicilia, la raccolta delle olive… Il testo lo narriamo, adattandolo, un po’ già rappresentandolo, mettendo in gioco corpo e voce, e immediatamente il gruppo lo recepisce, si diverte, si appassiona.

Inizia la fase del laboratorio: personaggi, movimenti corali, mimica, improvvisazione di situazioni, rappresentazioni di stati d’animo: tutte esperienze in cui ci siamo già provati, e che convergono verso il nostro obiettivo.

Provando e riprovando, si va verso la definizione degli interpreti. Ognuno si prova in più ruoli, pian piano ritagliamo addosso a ciascuno il ruolo più adatto. Evitiamo però di concentrarci esclusivamente sulle performance dei singoli, privilegiando invece l’esperienza corale e la possibilità di esprimerci e divertirci tutti in ogni laboratorio.

Nel frattempo ci procuriamo i costumi, ciascuno li dota di etichette personalizzate, li conserviamo in ordine perché siano disponibili facilmente ad ogni prova.

All’orizzonte, però, un problema tecnico si impone all’attenzione: le scene non potranno essere girate in esterna, bisognerà lavorare di effetti speciali con la tecnica del chroma key, che prevede di effettuare le riprese davanti ad un fondale verde alle quali si andrà a sovrapporre digitalmente una immagine di sfondo.

Se pensate sia facile recitare nei confini angusti di un telo di due metri, disilludetevi. È una operazione di alto equilibrismo, richiede coordinazione, concentrazione ed autocontrollo. Dietro ad ogni scena c’è un grande lavoro di immedesimazione, e viene girata più volte, come su ogni set che si rispetti. Ogni martedì luci, fondale, costumi, trucco, oggetti di scena e ciack, a ciascuno la sua parte, magari per girare due minuti.

Ci vorranno alcuni mesi per effettuare tutte le riprese necessarie e anche di più.

La lunga fase di post-produzione, particolarmente onerosa dati i mezzi quasi artigianali, lascia tutti col fiato sospeso: quale sarà il risultato finale?

Quando, finalmente, il cortometraggio è pronto, e con la dovuta enfasi lo presentiamo al gruppo, le reazioni sono sorprendenti: passa tra noi quasi una scossa elettrica. È davvero incredibile che il risultato di quel paziente e certosino lavoro sia una originale, vivace, divertente versione della novella di Pirandello! Lo stupore si esprime con lacrime, abbracci, risate, applausi. Tutto ha superato le nostre pur altissime aspettative.

Ma il vero, tangibile e straordinario risultato di questa nuova impresa lo toccavamo già da prima di vedere il risultato finale: è la confidenza sempre maggiore, da parte dei membri del gruppo, con le proprie possibilità espressive, il mettersi in gioco, il piacere della coralità, che ormai rendono possibile, ai nostri occhi, qualunque obiettivo.

Provare per credere.

Valentina Marotta

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